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CAMPUS Copyr: Approfondimenti

Una sezione dedicata ad approfondimenti sugli infestanti più
diffusi negli ambienti pubblici e privati.
I contenuti sono realizzati in collaborazione con il DI.PRO.VE.S.
(Dipartimento di scienze delle Produzioni Vegetali e
Sostenibili) - Area Protezione Sostenibile delle Piante e
degli Alimenti dell'Università Cattolica del Sacro Cuore
di Piacenza.

Una sezione in cui potrai trovare informazioni utili sul tema
dell’igiene ambientale e dedicata ad approfondimenti sulle
tecniche migliori per affrontare gli infestanti più diffusi
negli ambienti pubblici e privati.

Approfondimenti ::: Produzione e magazzini alimentari ::: L'identificazione dei frammenti di Artropodi negli alimenti con metodiche innovative rispetto al classico filth test (parte prima)

23 Ott

L'identificazione dei frammenti di Artropodi negli alimenti con metodiche innovative rispetto al classico filth test (parte prima)

L'identificazione dei frammenti di Artropodi negli alimenti con metodiche innovative rispetto al classico filth test (parte prima)

Gli alimenti prima di arrivare sulla tavola del consumatore è bene che siano sottoposti a una serie di analisi per attestarne la loro idoneità al consumo dal punto di vista igienico-sanitario. Ciò significa che non devono contenere sostanze estranee e dannose per la salute del consumatore.
Una delle analisi a cui derrate e alimenti vengono sottoposti, sia a livello di materie prime sia di prodotto finito, è la ricerca di impurità denominata filth-test, dove “filth” letteralmente significa “sporcizia”.
Grazie a questo tipo di analisi è possibile individuare vari tipi di contaminanti:
- frammenti di origine animale (artropodi, ma anche capelli, peli, ecc.),
- frammenti di origine vegetale come i semi delle piante infestanti,
- frammenti inorganici come quelli di vetro, metallo, plastica.

L’Association of Official Agricultural Chemists (AOAC) definisce “corpo estraneo di un alimento qualunque sostanza estranea alla sua produzione, derivante da condizioni o modalità di preparazione, conservazione e distribuzione igienicamente improprie” (Süss&Locatelli, 2001).
Gli artropodi possono infestare la derrata a livello di materia prima, di semilavorato, di prodotto finito, durante tutte le diverse tappe del processo produttivo possono avvenire infestazioni e contaminazioni Quando si tratta di frammenti di una dimensione visibile a occhio nudo è sufficiente un’attenta analisi visiva del campione in esame, ma qualora si tratti di matrici complesse e/o frammenti di piccole dimensioni è necessario sottoporre l’alimento a una serie di procedure per poter isolare i frammenti e successivamente osservarli al microscopio al fine della loro identificazione.

Per sottoporre un alimento all’analisi filth test è necessario prelevare un campione rappresentativo e, in laboratorio, sottoporlo a una solubilizzazione grazie all’aggiunta di sostanze che permettono una “digestione” chimica della matrice per liberare gli eventuali frammenti presenti. Tali sostanze e le relative procedure saranno differenti a seconda della matrice che si vuole analizzare. Successivamente il campione viene lasciato decantare in composti specifici, come benzina o paraffina e filtrato in modo da isolare i frammenti presenti. Questo filtrato viene posto su carta assorbente e osservato al microscopio da personale opportunamente formato per il riconoscimento dei diversi tipi di frammenti (metallo, vetro, plastica, fibre, insetti, altri artropodi, peli umani, di roditori, ecc).

Riconoscere, nell’ambito dei frammenti di artropodi, di quale animale si tratti, permette di stabilire se l’infestazione è compatibile con la derrata esaminata e, in certi casi, capire quando l’infestazione è avvenuta. Questo aspetto è molto importante in caso di contenziosi tra consumatore e ditta di produzione ma anche tra ditte che lavorano in diversi punti della filiera. Inoltre è di fondamentale importanza perché apporta informazioni grazie alle quali la ditta può mettere in atto azioni correttive per arginare o eliminare il fenomeno, individuando punti critici lungo la filiera.

Cosa succede quando il frammento trovato è troppo piccolo per fornire validi elementi identificativi, oppure ha perso, durante i diversi processi produttivi, i caratteri fondamentali per poterlo riconoscere?

È possibile utilizzare l’analisi di identificazione molecolare, il cosiddetto DNA barcoding, come supporto al filth test e alternativa alla classica identificazione morfologica?

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