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CAMPUS Copyr: Approfondimenti

Una sezione dedicata ad approfondimenti sugli infestanti più
diffusi negli ambienti pubblici e privati.
I contenuti sono realizzati in collaborazione con il DI.PRO.VE.S.
(Dipartimento di scienze delle Produzioni Vegetali e
Sostenibili) - Area Protezione Sostenibile delle Piante e
degli Alimenti dell'Università Cattolica del Sacro Cuore
di Piacenza.

Una sezione in cui potrai trovare informazioni utili sul tema
dell’igiene ambientale e dedicata ad approfondimenti sulle
tecniche migliori per affrontare gli infestanti più diffusi
negli ambienti pubblici e privati.

Approfondimenti ::: Ristoranti ::: L’antropizzazione del topo domestico (prima parte)

11 Feb

L’antropizzazione del topo domestico (prima parte)

L’antropizzazione del topo domestico (prima parte)

Il topo domestico o topolino delle case, appartenente al genere Mus, è un piccolo roditore oramai adattatosi a vivere in perenne associazione con l’uomo. Infatti, come i ratti (Rattus rattus e Rattus norvegicus), dai quali si differenzia per caratteristiche morfologiche e comportamentali (tra cui l’estrema dipendenza dall’uomo), è ospite non gradito di abitazioni e ambienti (ristoranti, mense, hotel) dove interferisce con l’attività umana causando danni e rappresentando un pericolo sanitario quale vettore di agenti infettivi e infestanti.

La tassonomia del topo domestico presente in Italia è ancora oggetto di controversie: alcuni studiosi ritengono di doverlo considerare Mus musculus sottospecie domesticus, altri invece Mus domesticus, altri ancora ne parlano soltanto come Mus musculus! La questione inoltre è complicata poiché in certi areali le varie popolazioni si incrociano e quindi la confusione cresce.

Negli ultimi anni l’esame del DNA ha fornito nuove informazioni e quindi cambiamenti nella classificazione. Sembrerebbe che in Italia sia presente Mus domesticus, quindi topo domestico e non Mus musculus (topo comune). Nel 2002 il Ministero dell’Ambiente e l’Istituto nazionale della fauna selvatica hanno redatto un testo “I mammiferi d’Italia” dove la specie viene citata come Mus domesticus, diffuso in tutta Italia, comprese le isole. Rimane solo il dubbio della tassonomia delle entità che si trovano sui confini di areali dove Mus musculus è predominante (ad esempio il bacino del Danubio).

A prescindere dalle sottigliezze dei tassonomi, si presume che il topo domestico provenga dall’Asia dove si è adattato a vivere in stretto contatto con l’uomo in ambienti urbani, suburbani e rurali soprattutto di pianura e collina. Questa convivenza ha comportato un trasporto passivo della specie da parte dell’uomo, per cui l’areale di distribuzione è da ritenersi artificiale e non naturale.
L’adattamento del topo domestico a vivere a stretto contatto con l’uomo si giustifica con la possibilità che ha la specie di accedere a cibo in abbondanza (tutte le aree adibite a stoccaggio degli alimenti) e a siti idonei dove nidificare e riprodursi (all’interno delle strutture ricettive, cantine, cucine, dispense alimentari).

Considerando poi la sua elevata adattabilità, caratteristica basilare per decretare il successo di una specie, si capisce facilmente come possa aver colonizzato praticamente tutto il mondo. Si ciba in genere di granaglie, ma è attirato anche da alimenti grassi sia vegetali sia animali (nocciole, lardo, salumi, formaggi) tanto da poter essere considerato onnivoro. Può vivere senz’acqua a condizione che il nutrimento non abbia un’umidità inferiore al 15%. Sopravvive anche in ambienti apparentemente inospitali come possono essere le celle frigorifere, dove la temperatura piuttosto bassa è mantenuta costante!

Presenta degli incisivi molto efficaci grazie ai quali è in grado di aprirsi un varco in legno, plastica e altri materiali, in modo da poter raggiungere il cibo. Oltre a questa finalità, l’attività di rosicchiamento su materiali consistenti di varia natura serve anche semplicemente per tenere affilati ed efficienti gli incisivi stessi e per evitarne l’eccessivo accrescimento che sarebbe deleterio per la loro funzionalità (il topo domestico e i ratti hanno, infatti, anche da adulti, incisivi in continua crescita).

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